Quello che più manca in questo periodo di costrizione sono l’esperienza di connessione e l’interezza che si possono provare in natura, soprattutto quando un insieme di coincidenze portano a sperimentare tutti gli elementi simultaneamente…aria e acqua mescolate negli spruzzi e nelle nuvole, la terra tra le radici degli alberi che si fa pietra scivolosa e inevitabile, il sole, fuoco impetuoso e supremo incontra con gioia tutti gli altri elementi formando un arcobaleno nello spazio per l’occasione precipitato dal cielo, che accoglie la pioggia dorata ferma nell’attimo che rinuncia al tempo. Questa è proprio la stessa natura umana! che mantiene la sua incontaminata naturalezza anche se il corpo è intrappolato tra muri e finestre chiuse, corpo che possiamo incontrare con fiducia e in cui possiamo ripararci quando cerchiamo un respiro di sollievo, facendo spazio tra i pensieri all’attimo presente, di nuovo rinunciando al tempo. Così scopriamo come ogni cosa ed ogni esperienza sia interconnessa e che lo stesso spazio del cielo è quello che mi circonda proprio ora entrando col respiro, come non ci sia più reale differenza tra il me il noi gli altri l’ambiente e l’universo e qualunque evento sia necessario in una prospettiva naturale. E dal riconoscimento avviene l’accettazione della realtà così com’è, allora nella completezza possiamo volare senza fatica.
E io ho il vento nel cuore,
e con la tempesta corro nei cieli carichi di pioggia;
salgo e scendo, sfreccio rapido fra le fole che s’intrecciano
in mille gorghi e spirali.
E io ho il sole nel cuore,
e con raggi sinuosi mi lascio scivolare fino a terra;
m’immergo nella calda luce e sprofondo nel culmine del volto sorridente
dove la dolce carezza m’acquieta.
E io ho la pioggia nel cuore,
e con gli scrosci divento acqua ridente;
cado quand’essa cade e in rivoli m’addentro nei meandri oscuri,
fra le pieghe di Madre Terra.
E io ho la terra nel cuore,
profumata pelle di chicchi di roccia;
sono pietra dura e sabbia fine, zolla fertile ed erba tenera
e con risa di frane corro lungo le montagne.
E io sono aria nel cuore,
e sono fuoco nel cuore;
sono acqua
e sono terra nel cuore.
Riccardo Taraglio, con lo pseudonimo di Tail na Bride – Eryr Nemeton (“Fronte di Bride – Aquila del Nemeton”)
La primavera sta accadendo ovunque e quest’anno parrebbe anche senza di noi. Come fiori solitari, chiusi in casa e senza stringersi la mano, per non dire altro, quando vorremmo essere vicini vicini per farci coraggio. Ma non si può.
In una solitudine forzata nella stagione degli incontri e delle nuove relazioni, mentre fuori un tempo bellissimo accompagna quel germogliare e sbocciare a cui vorremmo partecipare proprio adesso, lasciandoci riscaldare da questo nuovo sole dell’anno.
Stiamo provando ad opporre il vantaggio evolutivo della capacità di pianificazione e, soprattutto, inibizione, che sono prerogative uniche della specie umana, alla legge naturale del virus che cerca un punto di equilibrio tra il suo proliferare nelle nostre cellule e la nostra sopravvivenza. Dovrebbero essere i più deboli tra noi a farne le spese, e questo potrebbe essere il vantaggio per la nostra specie, uscire rafforzata da questa battaglia di selezione naturale.
Ma noi forse, perché ancora non è detto, abbiamo scelto il vantaggio e la forza del pensiero e del libero arbitrio, e la vecchiaia e la debolezza sono ciò che imbeve di saggezza cultura e progresso, memoria e linguaggio che ci permettono di trasferire da una generazione all’altra quel che abbiamo appreso dalla storia, anche la storia delle epidemie, e ciò che davvero ci serve. Non è nostra la legge del più forte, ma quella del più astuto, o saggio…e stiamo richiamando dalla pensione alle posizioni di guida e comando proprio i medici più anziani, esperti di passate epidemie, mentre le equipe mediche delle popolazioni più povere e soggette a rischio epidemico, vengono ad insegnarci come si fa.
Il libero arbitrio, la possibilità di scegliere, è ciò che ci distingue dalle altre specie e secondo la neuroanatomia funzionale risiede nella corteccia fronto polare. Spesso confondiamo l’impulso e l’istinto con la libertà di comportarci come ci pare, mentre in realtà pare proprio che la capacità di posporre i nostri obiettivi nel tempo derivi dalla funzione inibitoria, che permette la pianificazione e quindi la vera libertà, anche dagli impulsi quando non ci servono… Per fare un esempio…meglio un uovo oggi o una gallina domani? La percezione del rischio è spesso sottovalutata a favore di una ricompensa immediata, e perciò preferiamo l’abbraccio di oggi a rischio di un invisibile contagio, alla solitudine della quarantena che può però fermare il virus e permetterci al più presto, ma non oggi, di ritornare alla vicinanza e all’intimità a cui siamo abituati. D’altra parte proprio l’abbraccio e il contatto fisico costituiscono il mezzo per ottenere quella regolazione emotiva che ci permetterebbe, almeno per un po’, di contrastare la reazione di allarme che ci prende quando ci rendiamo conto di essere, ad esempio, nel bel mezzo di una pandemia.
La regolazione inibitoria infatti è governata proprio dal sistema parasimpatico, disattivato quando siamo in allarme, e in particolare dalla sua branca ventrovagale, un circuito mielinizzato molto veloce, che mette in relazione gli organi sopra diaframmatici cioè cuore e polmoni, con i muscoli del volto e della faringe. E’ il circuito calmante e frenante prerogativa dei mammiferi superiori e dell’uomo, che hanno bisogno di esprimere e comunicare velocemente le emozioni col volto e con la prosodia del linguaggio e di essere predisposti all’ascolto per mettere in atto i comportamenti di ingaggio sociale, di affiliazione e di cooperazione atti ad allevare i cuccioli, a proteggersi a vicenda e sopravvivere.
Quando siamo in una situazione di allarme costante come in questi giorni, siamo governati dal sistema simpatico che ci predispone all’azione, ma se non abbiamo la possibilità di attaccare o fuggire entriamo in uno stato di stress, sperimentando paura e rabbia, e conseguenti irritazione e irrequietezza se non possiamo dare sfogo a queste emozioni primarie. Se a questo punto non possiamo neanche contattare i nostri simili per ripristinare lo stato di sicurezza -appreso nella relazione di attaccamento nei primissimi mesi e anni di vita- potrebbe prevalere l’attivazione del sistema parasimapatico nel ramo dorsovagale, che senza arrivare a portarci allo stato estremo di freezing, produce però un rallentamento ideo motorio, prostrazione e stanchezza fisica, ottundimento mentale ed emozioni di tristezza, ed è associato quindi ad uno stato depressivo, per di più favorito dalla solitudine, ancora una volta dalla paura e dalla mancanza di prospettive certe che caratterizzano queste giornate.
Come possiamo quindi entrare in uno stato parasimpatico ventrovagale, cioè ripristinare le condizioni di sicurezza in assenza del contesto sociale e ambientale al quale siamo abituati? Questo stato bio psichico interno può essere favorito dalle attività che possiamo svolgere soltanto in presenza di questa specifica attivazione: ridere il più possibile, meditare, svolgere attività creative come scrivere, cantare, dipingere, suonare, fare leggera attività fisica (come ballare davanti alla televisione…), contattare i nostri cari con videochat e non solo per telefono, in modo che attraverso il feedback facciale e il contatto sociale possiamo ripristinare la nostra regolazione ventrovagale e la modalità cooperativa, e inibire i comportamenti impulsivi e a volte antisociali.
Così possiamo davvero decidere di stare in casa e mantenere un metro di distanza perché, noi lo sappiamo, è così che funziona il contagio ed è così che possiamo fermarlo. E il virus questo non lo sa, non sa ridere ballare e cantare e neanche fare le videochiamate…
Per approfondimenti sulla teoria polivagale di Stephen Porges https://www.stephenporges.com/