Quando pensiamo a Livorno ci vengono in mente il mare e il porto, il caciucco e le scogliere del Romito…sarà quindi una gradita sorpresa incontrare l’entroterra selvatico alle spalle della città, costituito
dalle colline boscose formatesi tra i 15 e 20 milioni di anni fa e dove si trova un eccezionale patrimonio ambientale, storico e naturalistico, quest’ultimo costituito soprattutto dalle foreste demaniali di Valle Benedetta e di Montenero. Le componenti principali dei boschi che percorreremo sono costituite nello strato arbustivo da: Corbezzolo, Mirto, Lentisco, Fillirea, Alaterno, Erica con qualche esemplare di Agrifoglio e, fra i rampicanti,
Caprifoglio, Smilace e Clematide; quelle dello strato arboreo sono costituite da: Leccio con leccete secolari, Pino d’Aleppo e Sughera, a cui nelle zone più fresche si aggiungono Cerro, Carpino e Frassino.
Dal 2020 è stato costituito il sistema integrato delle aree protette dei Monti Livornesi, Isola di Biodiversità. https://www.mappadeimontilivornesi.it/
Durante il fine settimana possiamo provare a concederci qualche ora di silenzio e digiuno elettronico, da dedicare a noi stessi e alla riconessione con i ritmi naturali, al contatto con angoli di bosco poco frequentati e silenziosi.
Lo scopo è quello di riprendere tra le mani la nostra vita, che spesso ci viene sottratta da ritmi frenetici e ambienti artificiali in cui viviamo, e in cui ci costruiamo vite sempre più lontane dalla nostra spontanea tendenza ad essere felici.
Ci saranno tratti brevi di camminata lenta e esercizi di ascolto e di apertura nell’ambiente per coltivare la connessione e l’apertura dentro di noi mantenendo l’approccio del protocollo di Foresta Terapeutica applicato nel progetto CAI/CNR eventualmente adattato al percorso.
La mattinata si concluderà con una condivisione finale che ci permetterà di rallentare in un’atmosfera magica e raccolta.
Nelle giornate in cui l’attività prosegue nel pomeriggio, dopo la pausa pranzo continueremo l’escursione intervallata da brevi meditazioni e visualizzazioni alla portata di tutti, sempre in connessione con l’ambiente e le sue caratteristiche che incontreremo mano a mano. Sarà quindi un’esperienza speciale che non richiede una grande resistenza fisica, mentre ci concederemo di riconnetterci a noi stessi alla presenza dei grandi alberi che ci aiuteranno in questo processo, alternando passi lenti a pause meditative, condivisioni in gruppo ed esercizi immaginativi in cui esploreremo la connessione con la natura di cui siamo parte.
APPROFONDIMENTI
INFORMAZIONI TECNICHE del giro breve (solo mattina)
L’escursione di livello E secondo la classificazione CAI, non presenta particolari difficoltà tecniche per persone allenate a questo tipo di attività.
• Punto di ritrovo: Parcheggio in via della Sambuca a Valle Benedetta la sosta non è a pagamento
• Punto mappa: https://goo.gl/maps/j8KKSHJAqiMQ2uiU9
• Difficolta’: E (Escursionistico) – Itinerario su sentieri ben tracciati, mulattiera, sterrata e brevi tratti di asfalto, adatto a persone mediamente allenate in buona forma fisica.
• Dislivello complessivo in salita: circa 200mt
• Totale percorrenza: km. 3
• Tempi totali di percorrenza: ore 2 circa di cammino oltre le soste
• Orario di ritrovo: ore 9:30
• Termine attività ore 13.30
• Prenotazione obbligatoria
L’escursione si svolgerà con un minimo di 5 partecipanti e un massimo di 15 Quota di partecipazione: 15€
INFORMAZIONI TECNICHE del giro lungo (giornata intera)
L’escursione di livello E secondo la classificazione CAI, non presenta particolari difficoltà tecniche per persone allenate a questo tipo di attività.
• Punto di ritrovo: Parcheggio in via della Sambuca a Valle Benedetta la sosta non è a pagamento
• Punto mappa: https://goo.gl/maps/j8KKSHJAqiMQ2uiU9
• Difficolta’: E (Escursionistico) – Itinerario su sentieri ben tracciati, mulattiera, sterrata e brevi tratti di asfalto, adatto a persone mediamente allenate in buona forma fisica.
• Dislivello complessivo in salita: circa 299mt
• Totale percorrenza: km. 8,7
• Tempi totali di percorrenza: ore 2.45 circa di cammino oltre le soste
• Orario di ritrovo: ore 9:30
• Termine attività ore 18.30
• Prenotazione obbligatoria
L’escursione si svolgerà con un minimo di 5 partecipanti e un massimo di 15 Quota di partecipazione: 25€
La quota comprende: organizzazione e coordinamento, tutte le conduzioni e la Terapia Forestale, servizio Guida ambientale escursionistica ed assicurazione RCT (non comprende l’assicurazione infortuni per gli accompagnati)
ABBIGLIAMENTO e ATTREZZATURA:
Sono obbligatori gli scarponcini da trekking (meglio se alti alla caviglia) o scarpe da trail running, un capo anti vento e anti pioggia, abbigliamento comodo e a strati, cappello, snack/frutta, riserva d’acqua almeno 1,5 lt. e pranzo al sacco.
Un cuscinetto o seggiolino pieghevole per sedersi durante le pause meditative per chi lo preferisce DEVE ESSERE CONTENUTO NELLO ZAINETTO DA GIORNATA.
Bastoncini da trekking facoltativi.
La guida si riserva di cancellare o variare il programma della giornata a seconda delle condizioni meteo o per garantire il benessere di tutti i partecipanti a suo insindacabile giudizio. In caso di annullamento le cifre versate per l’iscrizione verranno interamente restituite.
CONDUZIONE DELLA GIORNATA
La conduzione della giornata sarà da parte di Patrizia Garberi, Psicologa Psicoterapeuta, OPT 7693 insegnante di meditazione e istruttrice senior di protocolli basati sulla Mindfulness, artista arteterapeuta, esperta di Terapia Forestale e Guida Ambientale Escursionistica, AIGAE TO1137 professione svolta ai sensi della legge 4/2013 ed include organizzazione e coordinamento, tutte le conduzioni e la Terapia Forestale, servizio Guida ambientale escursionistica ed assicurazione RCT (non comprende l’assicurazione infortuni per gli accompagnati)
Per essere assicurati individualmente, i partecipanti dovranno scaricare l’applicazione Trik&Trek e facendo un account in cui riportare nome e sigla della guida, pagando 10€ saranno assicurati per un anno durante qualunque escursione condotta da una GAE iscritta all’associazione Aigae.
Non so se avete mai fatto caso, ma è l’inverno quello che regala i colori più belli: nitidi, intensi, saturi bellissimi nell’assenza della bruma primaverile, o della foschia data da uno spossato calore estivo.
E’ il freddo ciò che rende la luce rara e preziosa di questi giorni, così nitida e tagliente, capace di regalarci dettagli e sfumature quasi al di là del reale, la bellezza di quel che sta oltre desideri e aspettative…
In questo mi sembra che la luce del giorno invernale assomigli alla solitudine, che come il freddo però ci fa tanta paura. Proprio in questi giorni di festa, in cui si celebra il principio dell’accrescimento della luce, sentiamo maggiormente la mancanza e la perdita e ci confrontiamo col vuoto. Di ciò che manca, di ciò che non è mai stato, di quello che abbiamo perso o mai trovato, del fallimento delle nostre aspettative, del crollo delle speranze, dell’evidente inesistenza di un’amicizia, o di un amore…mentre crediamo, col cuore sofferente attanagliato da invidia e tristezza che in altre famiglie e in altre vite non accada (non è vero, succede a tutti…)
Ma che possiamo fare allora della solitudine, se ci troviamo forzati e controvoglia in questo stato?
Potremmo cercare di non starci e di non provarla e così può essere che tentiamo di riempire il vuoto di una perdita affettiva ripetendo esperienze mediocri o insignificanti, pur di ricostruirci una pallida imitazione dell’autostima e della fiducia perdute, spesso però ripercorrendo in automatico un pattern relazionale ricorsivo nella nostra vita e determinato da qualche analoga esperienza disfunzionale avuta in precedenza o addirittura da bambini…A questo punto però, reiterando l’approccio alla negazione della solitudine e al tentativo del suo evitamento, può innescarsi un altro meccanismo.
Infatti, come accade per tutti i comportamenti utilizzati impropriamente per gestire uno stato di sofferenza, pare che anche l’eccitazione dei nuovi incontri possa determinare l’abitudine a quel merviglioso stato dopaminergico che si determina soltanto durante le prime fasi di una relazione, costituendo così una specie di droga che ci porta a non approfondire mai un rapporto oltre la chimica, per mantenere lo stato dopaminergico passando da una persona all’altra in tempi brevi (massimo, ma proprio al massimo, 2 anni) e rinunciando alla bellezza di un rapporto intimo e profondo…così come può accadere in modo simile con la ricerca di esperienze pericolose, il consumo di alcol o altre sostanze o lo shopping compulsivo o il cibo, che utilizziamo per dimenticare ma che diventano in seguito un problema di dipendenza a sé stante…
La solitudine, se ci permettiamo di sperimentarla, è quello stato spazioso, silenzioso e aperto in cui non siamo costretti a confrontarci con le necessità dell’altro da me, e che invece se riusciamo a starci dentro ci può regalare chiarezza riguardo le nostre fragilità e vulnerabilità, le nostre propensioni e i nostri bisogni, come di fronte ai dettagli di un paesaggio luminoso e colorato, e ad accettarli con apertura, gentilezza e accoglienza, priva di quella critica giudicante che spesso ci porta a non rilevarli.
Certo, bisogna riconoscere che dopo una perdita o una rottura dolorosa, nulla sarà mai più come prima, ma potrebbe essere diverso, anzi più adatto al nuovo me e quindi anche meglio…perché permettendomi con pazienza di incontrare e farmi guidare con curiosità e fiducia da questa mia parte sana e accogliente, farò esperienza, finalmente! di qualcosa che in me è in grado di prendersi cura dei miei bisogni emotivi profondi e sacrosanti, senza bisogno dei soliti comportamenti anestetici che creano dipendenza…e quindi poi, rivolgendomi nuovamente all’esterno, incontrerò qualcuno o qualcosa di più simile a me, adatto ad una nuova vita più piena e ricca…alla fine dell’inverno troveremo la primavera, con il suo vivo germogliare e una moltitudine di tiepidi profumi!
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