Quando una coppia cerca un aiuto dalla terapia, di solito è perché ci si è resi conto della preziosità e unicità del rapporto, ma anche di come sia difficile integrarlo con l’identità e gli scopi di ciascuno…difficoltà che può essere percepita dolorosamente da uno o da entrambi.
Che fare? come e se cambiare il rapporto, come adattarsi o come piuttosto imporsi, come cambiare i comportamenti per accordarli? continuare ad insistere o mettere la parola fine a quell’esperienza preziosa ma che, forse, è giunta al suo termine? e se finisce, è davvero un fallimento o come è possibile integrare anche questa fine nella normalità di una vita che potrebbe proseguire senza più essere in coppia con questa persona?
La terapia diventa così uno spazio sospeso, un momento di neutralità in cui la coppia può sperimentare nuovi modi di guardare l’altro, nuovi modi di comunicare, nuove prospettive e una diversa narrativa su di sè e sulla relazione che permetta il dipanarsi di nuove strade, mantenendo curiosità e affetto, e rispetto.
Che permettano di non soffrire e di compiere un salto davvero evolutivo frutto della creatività e della maturazione della coppia. Perchè, naturalmente, la terapia non indica la direzione da prendere, ma semplicemente offre nuovi strumenti per affrontare il viaggio…
Quello che più manca in questo periodo di costrizione sono l’esperienza di connessione e l’interezza che si possono provare in natura, soprattutto quando un insieme di coincidenze portano a sperimentare tutti gli elementi simultaneamente…aria e acqua mescolate negli spruzzi e nelle nuvole, la terra tra le radici degli alberi che si fa pietra scivolosa e inevitabile, il sole, fuoco impetuoso e supremo incontra con gioia tutti gli altri elementi formando un arcobaleno nello spazio per l’occasione precipitato dal cielo, che accoglie la pioggia dorata ferma nell’attimo che rinuncia al tempo. Questa è proprio la stessa natura umana! che mantiene la sua incontaminata naturalezza anche se il corpo è intrappolato tra muri e finestre chiuse, corpo che possiamo incontrare con fiducia e in cui possiamo ripararci quando cerchiamo un respiro di sollievo, facendo spazio tra i pensieri all’attimo presente, di nuovo rinunciando al tempo. Così scopriamo come ogni cosa ed ogni esperienza sia interconnessa e che lo stesso spazio del cielo è quello che mi circonda proprio ora entrando col respiro, come non ci sia più reale differenza tra il me il noi gli altri l’ambiente e l’universo e qualunque evento sia necessario in una prospettiva naturale. E dal riconoscimento avviene l’accettazione della realtà così com’è, allora nella completezza possiamo volare senza fatica.
E io ho il vento nel cuore,
e con la tempesta corro nei cieli carichi di pioggia;
salgo e scendo, sfreccio rapido fra le fole che s’intrecciano
in mille gorghi e spirali.
E io ho il sole nel cuore,
e con raggi sinuosi mi lascio scivolare fino a terra;
m’immergo nella calda luce e sprofondo nel culmine del volto sorridente
dove la dolce carezza m’acquieta.
E io ho la pioggia nel cuore,
e con gli scrosci divento acqua ridente;
cado quand’essa cade e in rivoli m’addentro nei meandri oscuri,
fra le pieghe di Madre Terra.
E io ho la terra nel cuore,
profumata pelle di chicchi di roccia;
sono pietra dura e sabbia fine, zolla fertile ed erba tenera
e con risa di frane corro lungo le montagne.
E io sono aria nel cuore,
e sono fuoco nel cuore;
sono acqua
e sono terra nel cuore.
Riccardo Taraglio, con lo pseudonimo di Tail na Bride – Eryr Nemeton (“Fronte di Bride – Aquila del Nemeton”)